Il Faust di Goethe è un’opera in versi di inizio ‘800. Un romanzo che sente sicuramente il peso degli anni. Soprattutto da un punto di vista linguistico e lessicale. Un’opera narrativa quindi di difficile lettura. Ma che ha tanto da insegnarci. Soprattutto per quanto riguarda i dialoghi. Elemento portante del romanzo. Ma anche parte fondamentale di ogni scritto narrativo.
La trama di Faust.
La trama di Faust ha origine nientemeno che nell’aldilà. Qui un diavolo di nome Mefistofele sfida Dio, dicendo che riuscirà a portare alla perdizione Faust. Egli è un rinomato dottore e persona buona e corretta. Ma Mefistofele farà di tutto per portarlo alla dannazione.

Nel frattempo, la vita di Faust è a un punto delicato. Si sente annoiato dalla vita, è ormai immune alla riconoscenza dei suoi pazienti. Tanto da arrivare quasi a togliersi la vita.
È qui che avviene l’incontro con Mefistofele. Che riesce a convincerlo a stringere un patto. In cambio dei servizi di Mefistofele, lui gli promette la sua anima. Ma ad una condizione ben precisa. Che lui riesca a soddisfarlo nel profondo e fargli provare il vero piacere.
Da qui seguiranno le avventure di Faust e Mefistofele. Avventure che non avranno più una precisa collocazione spazio – temporale. Che affiancheranno personaggi reali a miti e leggende. Esseri umani e creature fantastiche. In una lotta tra Mefistofele e la noia di Faust. Che ben presto si trasformerà in tutt’altro.
I dialoghi in Faust.
Più che la trama, ad essere di particolare interesse è il suo stile.
Nell’opera di Goethe tutto viene raccontato tramite dialoghi o monologhi. Non esiste un narratore, ma tutto è lasciato agli scambi di battute.

Scambi di battute che sono fonte d’ispirazione per uno scrittore. Perché vengono portati avanti proprio come le discussioni che avvengono nella realtà. Ossia non in modo lineare.
Spesso ad una battuta l’altro risponde con cose apparentemente insensate. Ad una domanda non segue sempre la risposta attesa. Nascono così dialoghi apparentemente surreali. Ma che invece rispecchiano quelli reali di ogni giorno.
È proprio questa la riflessione principale che mi è scaturita da questa lettura. Scrivendo si tende spesso a creare dialoghi lineari. In cui ogni personaggio risponde sempre alla domanda di prima. Dove ogni parola sia quella più corretta da dire in quel momento.
Eppure, normalmente non è mai così. Incomprensioni, cose non dette e termini sbagliati. Queste sono le componenti principali di un dialogo reale. E in Faust questo è portato al massimo estremo.
Dialoghi di cui non si capisce il senso. In cui si deve rileggere più volte quanto letto.
Il tutto reso ancora più difficile dal linguaggio.
Linguaggio e difficoltà.

Il Faust è ambientato nel XVI secolo. Essendo poi un’opera scritta nell‘800, ne risulta che il suo linguaggio è molto particolare. Un linguaggio arcaico, complesso e di difficile comprensione. Un linguaggio ostico, che costituisce un grosso ostacolo alla lettura.
Ostacolo che si aggiunge alla particolarità della trama. Una trama che si snoda tra il piano reale e quello fantastico. Che affianca creature mitologiche a personaggi comuni.
Anche l’ambientazione è molto incoerente. Un’ambientazione che non è ben definita, né tantomeno coerente. Montagne, città, mari e spiagge d’altri tempi. La vicenda si snoda in posti e tempi indefiniti. Incoerenti, appunto.
Tutto questo spiazza il lettore, costringendolo a prestare la massima attenzione per cercare di seguire il tutto.
A tutto questo si aggiungono un gran numero di digressioni. Personaggi che appaiono dal nulla e danno vita a dialoghi insensati. Dibattiti su morali e valori poco attinenti con quanto accade.
Punti di forza del Faust.
Tutte queste difficoltà rendono indubbiamente pesante la lettura del Faust. Ma anche da esse possiamo imparare qualcosa.
Prendiamo ad esempio le numerose interruzioni. Se ben dosati, sono proprio questi elementi a stimolare l’interesse del lettore. Un’interruzione data da un dialogo insensato. O una digressione poco interessante. Questi aspetti possono rivelarsi dei forti catalizzatori di curiosità. Possono essere delle pause narrative nel mezzo della vicenda. Ma soprattutto, possono essere quelle che danno un senso alla narrazione.

Un dialogo tra due comparse può dare infatti un’idea dell’ambiente in cui ci si trova. Del periodo, del luogo o del contesto in cui si sviluppa la vicenda. Può rivelarsi un perfetto gancio narrativo, se si riprende poi quel dialogo insensato.
Inoltre, il Faust contiene numerosi episodi di valore. Episodi che analizzano ciascuno una sua tematica. Come la seduzione nella relazione con Margherita. O il valore del denaro nell’episodio con l’imperatore.
Episodi che si staccano quasi dall’opera intera. Proprio come se fossero tanti atti di un’unica opera teatrale.
In conclusione, Faust è un’opera narrativa molto particolare. Complessa e di lettura assolutamente difficile. Anche pesante a tratti. Ma che può aiutare molto. Soprattutto nella scrittura dei dialoghi. Ma anche dare spunti per una caratterizzazione originale. Una buona lettura per chi vuole perfezionarsi in queste cose. O per chi vuole cimentarsi con un romanzo unico nel suo genere.
Cosa ne pensate del Faust di Goethe? E come affrontate la scrittura dei dialoghi nei vostri scritti? Fatemelo sapere nei commenti qui sotto!
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