Galatea di Madeline Miller è un romanzo breve fantastico. Che ha la sua origine nel mito di Galatea. L’autrice ci racconta come suo solito un episodio della mitologia classica. Raccontandolo dal punto di vista della protagonista. Dando così spazio e valore alle sue emozioni.
Il mito di Galatea e la trama.

Galatea di Madeline Miller parte dall’omonimo mito classico. Di cui protagonista è Pigmalione, scultore di grande abilità. Questo spende anni della sua vita nello scolpire una statua di donna perfetta. Statua di cui poi si innamora, coprendola di regali e attenzioni. Ma la cui assenza di vita lo strazia. Così si rivolge ad Afrodite, chiedendole di donargli una donna di pari bellezza. La dea decide così di accontentarlo, dando vita alla statua che donerà anche una figlia allo scultore.
Dopo questi eventi, fulcro del mito originale, inizia la storia narrata da Madeline Miller. Storia in cui troviamo Galatea rinchiusa in una stanza. Osservata e controllata da medici e infermiere per volere di Pigmalione. Tutti dicono che sia malata. Ma la vera malattia che ha portato il marito a rinchiuderla è la sua colpa. Quella di aver manifestato una propria volontà.
La trasformazione dell’antico in moderno.
Galatea di Madeline Miller è una rivisitazione del mito classico. Rivisitazione che ne sconvolge lo stesso fulcro.

Nell’antichità, infatti, il mito di Pigmalione e Galatea era simbolo del modello perfetto di sposa. Una sposa silenziosa e obbediente. Il cui unico scopo di vita fosse rendere felice il proprio marito. Una donna pudica. Che arrossisse ai gesti d’amore del marito. Come se essi fossero quanto di più bello potesse avere. E quanto di più prezioso meritasse di ricevere.
Madeline Miller ci porta nella testa di Galatea. Una Galatea che non è più una statua. Ma una donna in tutto e per tutto. Un essere cosciente con le proprie volontà e i propri desideri. Con la sua umanità, come dimostrano anche i segni del parto sul suo ventre. Una donna strappata dalla figlia e dal suo mondo perché ha osato tentare di ribellarsi. Cercando di salvare sé stessa e sua figlia Pafo.
Un tentativo che però è fallito. Del quale Pigmalione non l’ha mai perdonata, rinchiudendola tra medici e infermieri. Sola, a meditare come liberare sé e sua figlia da quella prigionia.
La narrazione e la ciclicità in Galatea di Madeline Miller.

Galatea è narrato dal punto di vista della donna, che è anche narratrice. Il racconto di Madeline Miller è un lungo flusso di coscienza della statua. Che attraverso la sua condizione attuale racconta la sua vita. Come sia arrivata a essere rinchiusa in quella stanza. Come sia nata la figlia Pafo, e come ha dovuto vederla crescere. Impotente. Fino a quel momento, in cui ha tentato di ribellarsi. Fino a quel nuovo, ultimo tentativo di ribellione.
La narrazione segue quindi i pensieri della donna. Pensieri che seguono però un filo ben preciso. Presentando dettagli apparentemente superflui. Che poi vengono però ripresi, assumendo grande importanza. Una ciclicità che dona al racconto un senso logico forte. Come se tutto fosse quasi inevitabile. Dando un senso a quell’ultima scelta di Galatea. Una scelta difficile, ma indispensabile.
Galatea di Madeline Miller è un bellissimo romanzo breve. Un testo che conferma la grande abilità della scrittrice statunitense, autrice de “La canzone di Achille“. Un’opera che acquista ancora più valore nella sua edizione illustrata della casa editrice Sonzogno. Le immagini create da Ambra Garlaschelli sono affascinanti e perfettamente legate al contenuto delle singole pagine. Con un’immagine riesce a rappresentare il senso profondo di quanto l’autrice racconta. Fornendo così un’esperienza completa e avvolgente. E dandoci un’opera che merita assolutamente di essere letta almeno una volta.