Isolato è il romanzo d’esordio di Marco Arcangeli. Edito da PAV edizioni, il libro è un romanzo breve che mi ha colpito per la sua freschezza. Uno stile semplice e un linguaggio diretto. Una scrittura che trasporta il lettore nelle sue pagine.
Pagine in cui possiamo trovare alcune tecniche di scrittura interessanti. Scopriamo insieme il romanzo d’esordio dello scrittore torinese!
La trama di Isolato.
Isolato è un mulo. Sì, il protagonista del libro è un mulo. Un mulo che vive al tempo della Seconda Guerra Mondiale. In questo difficile periodo sulle Alpi italiane hanno luogo le sue vicende. Qui assistiamo al suo incontro con il padrone. Alla difficoltà iniziale di creare un legame con lui. La sfiducia iniziale tra i due. E poi l’evoluzione del loro rapporto.
Tutto mentre la guerra incombe su di loro. Per poi pretendere il suo tributo anche da Isolato.

Una delle prime cose che mi ha colpito del romanzo sono i personaggi. Sono molti i personaggi che hanno un ruolo nella trama. Ma sono pochi quelli che vengono soltanto lasciati intravedere.
Il loro carattere e il loro pensiero trapelano tra le pagine. Spesso attraverso lo sguardo di isolato.
Proprio attraverso il suo sguardo scopriamo il tema portante del romanzo. La solitudine. Una solitudine intrinseca, resa già evidente dal nome stesso del mulo. Isolato. Senza una madre e un padre. L’assenza di figure di riferimento lo segna profondamente. Gli rende difficile fidarsi. Ma ci riesce. Peccato che la vita abbia in programma per lui altre strade.
Così assistiamo alla sua storia attraverso i suoi stessi occhi. Vivendo con lui quasi tutti gli episodi.
I punti di vista multipli.
Sì, quasi tutti. Perché in alcuni momenti, il narratore cambia. Non soltanto il punto di vista, ma proprio il narratore. Un narratore onnisciente che ruba la parola al mulo, spiegando quello che le sue orecchie asinine non sentono.
Il cambiamento è immediato ed evidente. Graficamente, segnalato dai tre asterischi che racchiudono gli interventi esterni. E nel linguaggio. Un linguaggio discorsivo e fluente quello del mulo. Uno diretto e formale quello del narratore esterno. In questo le opinioni e le interpretazioni lasciano il posto ai fatti. Comparendo solo quando sono necessarie. E poi compaiono i dialoghi, altrimenti assenti nel racconto di Isolato.
Le parole infatti non arrivano alle orecchie del mulo. Meglio, è il loro significato a essergli oscuro. Il mulo capisce i gesti degli umani. Mostra una notevole intelligenza nei suoi pensieri e nelle sue azioni. Ma non capisce le parole umane. Un piccolo artificio che a mio avviso aiuta molto il lettore. Gli rende più semplice accettare il patto di sospensione dell’incredulità.
Cosa imparare da Isolato.
La tecnica più interessate usata da Arcangeli è proprio quella del doppio narratore.
La narrazione in prima persona ha il pregio di rafforzare l’immedesimazione del lettore. Alla fine del romanzo ci ritroveremo a sentire con forza le sofferenze di Isolato. Ma un grosso limite della narrazione in prima persona è proprio la sua limitatezza. Non è possibile sapere niente di quel che non conosce il protagonista.

Un limite che tutti gli scrittori cimentatisi con questa tecnica hanno avvertito. Un ostacolo spesso fastidioso. Che può talvolta costringere lo scrittore al ricorso di alcuni stratagemmi.
Quello usato da Arcangeli è semplice, ma efficace. Un po’ come in un videogioco. L’azione ha sempre luogo in prima persona. Ma con delle cutscene che illuminano il tutto da un altro punto di vista.
Questo aiuta anche nella caratterizzazione dei personaggi. Personaggi che si possono mostrare nella loro completezza. Al di là del giudizio del mulo. Anche i cattivi hanno un’anima, del resto.
Più che punti di vista diversi, qui parliamo proprio di narratori diversi. Uno esterno, consapevole di tutto e che legge i pensieri dei personaggi. E Isolato, che invece racconta soltanto attraverso i suoi pensieri.
Una differenza che sta alla base di tutto il romanzo. Che ne cambia il linguaggio, le vicende e persino la punteggiatura. Un ottimo spunto per sperimentare un nuovo stile narrativo.
Se non avete ancora letto il libro di Marco Arcangeli, fatelo. Un ottimo romanzo d’esordio con ottimi spunti interessanti. Ma soprattutto, una piacevole lettura e un simpatico mulo con cui passare qualche ora.
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