L’altra Grace di Margaret Atwood prende spunto da una storia vera. L’omicidio del signor Kinnear e di una sua cameriera Nancy. Le indagini sono brevi e i colpevoli vengono subito arrestati. Gli assassini sono due servitori dell’uomo ucciso. Lo stalliere McDermott e la cameriera Grace Marks. Fatti realmente accaduti da cui parte la narrazione. Che si sviluppa però da un punto di vista particolare.
L’altra Grace: trama.

La storia si apre presentandoci una Grace adulta. Una Grace rinchiusa in prigione da anni, da quando ne aveva 16.
La monotonia delle sue giornate in prigione si interrompe grazie al dottor Simon Jordan. L’uomo le spiega che la verrà a trovare spesso. Per parlare con lei e sentire la sua storia. Grace non ne conosce il motivo, ma non se ne preoccupa molto. Ben presto inizia ad apprezzare le visite del giovane uomo. Sebbene i suoi modi di conversare le appaiano da subito bizzarri.
Il dottore usa infatti alcuni espedienti particolari. Tutto per raggiungere il suo scopo. Ossia quello di capire la donna e quanto è avvenuto. Per determinare se fosse veramente colpevole. E quale fosse stato il suo ruolo nella vicenda.
L’altra Grace, un romanzo a più voci.
L’altra Grace è un romanzo narrato da due voci principali. Quella della protagonista, Grace. Ma anche quella del dottor Jordan. Due narratori interni alla vicenda che compensano l’uno i punti ciechi dell’altro.

Grace ha il ruolo primario di narrare i fatti antecedenti l’incontro tra i due. Di svelare la sua infanzia. Raccontare della sua famiglia e del loro arrivo in Canada. Di come abbia iniziato la sua vita da cameriera. E di quel che è successo nella casa del signor Kinnear.
Il dottor Jordan è invece la voce del presente. Ha il compito di svelare cosa accade attorno a loro. Raccontare i personaggi coinvolti e le loro intenzioni. Ma soprattutto, raccontare un’altra storia. La sua.
Ai due narratori se ne affiancano altri. Voci esterne anche di personaggi non noti. Che entrano nella narrazione attraverso delle lettere. Corrispondenza privata con il compito di compensare le lacune dei due narratori. Svelare quegli elementi estranei a entrambi. Lettere che diventano fondamentali nella conclusione de L’altra Grace.
La stratificazione della narrazione.
La particolarità de L’altra Grace è la sua stratificazione narrativa.
Nel romanzo di Margaret Atwood si sovrappongono infatti più storie. Quella principale ovviamente, ossia l’omicidio del signor Kinnear e di Nancy. Storia che si lega a quella del passato di Grace, che ne fa da lungo prologo.
L’altra grande storia è quella del dottor Jordan. Una storia che parte insieme a quella di Grace. La cui narrazione inizia come semplice contorno alla vicenda principale. Ma che rapidamente se ne distacca. Fino ad arrivare a vivere di vita propria. Diventiamo infatti spettatori della vita del dottore. Delle sue relazioni e dei suoi sentimenti. Delle sue vicende personali che lo allontanano sempre più dalla storia principale. Causandone infine una forte rottura e creando due filoni narrativi separati.

L’altra Grace, una realtà inventata.
L’altra Grace parte da dei fatti di cronaca. Fatti che però rimangono solo sullo sfondo. A differenza di quanto avviene per La città dei vivi. Margaret Atwood compie un lavoro opposto a Nicola Lagioia. Non cerca di ricostruire i fatti. Non compie una vera inchiesta, non c’è nessuna vera indagine ne L’altra Grace. La scrittrice canadese lascia infatti molto spazio alla finzione. Aggiungendo dettagli non noti alla storia di Grace. Inserendone altri dichiaratamente inventati. Arrivando a conclusioni senza alcun legame con la realtà.
L’obiettivo di Margaret Atwood è dunque quello di ogni romanzo di narrativa. Raccontare una storia credibile, ma non reale. Poco importa se si affiancano personaggi realmente esistiti e immaginati. Se i confini della realtà e della finzione si perdono gli uni negli altri.
L’altra Grace è l’estremizzazione di un principio classico della scrittura. Il prendere spunto da quel che ci accade intorno.
Ogni scrittore è influenzato dalla sua storia e dagli eventi intorno a lui. Margaret Atwood lo rende soltanto esplicito. Dichiarandolo dall’inizio, ma sottolineandone il distacco. Che rimane evidente già dal titolo, L’altra Grace.
Perché la protagonista è un’altra Grace, non quella Grace Marks conosciuta dalla storia.