L’occhio del lupo di Daniel Pennac è un libro molto breve. Qualche pagina leggibile in poco tempo. Tempo che è però ben speso. Perché da questo libro possiamo trarre molti insegnamenti. Da un punto di vista morale, certamente. Ma anche stilistico.
Scopriamo insieme la recensione di questo bellissimo romanzo breve.
Riassunto dell’occhio del lupo.

Fare un riassunto dell’occhio del lupo non è facile. Il romanzo è infatti molto particolare.
Tutto si basa sull’incontro tra un ragazzino e un lupo. L’animale rinchiuso in una gabbia di uno zoo. Il ragazzino fermo fuori da essa, lo osserva immobile.
Dall’incrocio dei loro sguardi appaiono le immagini dei loro passati. Viviamo così la storia del lupo. Scopriamo come fosse la sua vita prima dello zoo. Della sua famiglia, delle sue avventure. E come sia arrivato fin lì, con quell’occhio chiuso.
Poi assistiamo alla storia del ragazzo. Una storia che inizia lontano, in Africa. Una storia piena di personaggi fiabeschi e animali quasi umani. Un viaggio attraverso tutta l’Africa. Che lo porta fino a lì, in quello zoo. Con quell’occhio chiuso.
L’insegnamento dell’occhio del lupo.

L’occhio del lupo è assimilabile a una fiaba. E come tale, porta con sé un insegnamento. Quale? Ovviamente, dipende dal lettore. Per me, è stato la creazione di un legame. O meglio, la modalità con cui questo può avvenire.
Il lupo si rifiutava infatti di fissare il ragazzo negli occhi. La sua presenza lo infastidiva. Si prometteva che mai avrebbe ceduto. Mai avrebbe ricambiato il suo sguardo.
È la resistenza che in molti facciamo nei confronti di un estraneo. Ci chiudiamo, vietandogli di guardarci negli occhi.
Quando questo scambio di sguardi avviene, però, tutto cambia improvvisamente. Le storie si incontrano, le distanze si accorciano. Nel romanzo, i paesaggi innevati del lupo si fondono con l’Africa vissuta dal ragazzo. Le loro storie si uniscono, s’intrecciano e si ricongiungono. Svelandoci la bellezza di aprirci all’altro. Di comunicare e di condividere le nostre esperienze.
Proprio in questi sguardi ho trovato un altro insegnamento. Quegli occhi incurabili, perché non vogliono vedere. Nessuno dei due, per motivi diversi. Solo l’incontro con quel nuovo mondo porterà un occhio ad aprirsi. Sarà il sacrificio di uno a far capire all’altro che un occhio solo non basta.
La morale e la tecnica di Pennac.

L’occhio del lupo di Daniel Pennac è come una favola. Per i contenuti, soprattutto. Per il suo insegnamento. Ma anche per la tecnica di scrittura. Una scrittura semplice, quasi infantile.
Che nasconde nella sua innocenza qualcosa di più. Come nelle parole dei bambini.
Pennac sfrutta questa innocenza per parlare senza freni. Questo candore gli permette di raccontare i fatti senza filtri. Mettendone a nudo difetti e incongruenze.
La caccia vista dall’occhio della preda. La schiavitù vissuta dallo schiavo. La fuga narrata come un semplice viaggio. Tutto viene affrontato con apparente superficialità. Senza dare giudizio alcuno. Nonostante il giudizio sia in realtà molto chiaro.
L’esempio migliore di questa tecnica è la conclusione. Una conclusione frettolosa, a prima vista buttata là senza cura. In poche pagine si conclude il tutto, lasciando mille domande nel lettore.

Domande a cui non c’è risposta. Perché sono quelle sbagliate. Perché non importa come si sia arrivati lì. Come tutti quei personaggi si siano ritrovati lì. Contano quelle poche parole. Quei clic finali, senza spiegazione. Che aprono un mondo, a noi come ai protagonisti.
Secondo me, questo è un punto da cui possiamo imparare molto. Specialmente quando dobbiamo scrivere di argomenti scomodi e controversi. Non serve lasciarsi andare a giudizi e morali espliciti. Basta un tono semplice, distaccato. Un semplice resoconto, fatto dal punto di vista corretto.
Una messa a nudo dei punti critici della vicenda. Così, la critica sarà ancora più evidente senza essere esplicita.
E voi, avete letto quest’opera narrativa di Daniel Pennac? Scrivetemi la vostra impressione nei commenti qui sotto!
Come sempre, buona lettura e buona scrittura a tutti!