Stoner è un romanzo di narrativa americana di John Williams. Un’opera semplice, dalla trama apparentemente inconsistente. Che ha però al suo interno molte cose da mostrare. E che dimostra come anche una vita semplice e comune sia degna di essere raccontata. Scopriamo insieme la recensione di Stoner.
Stoner, la trama.

Stoner è la biografia di uomo come tanti. Nato da una famiglia contadina, passa le sue giornate lavorando alla loro campagna con i suoi genitori. Un giorno, il padre decide di iscriverlo alla facoltà di agraria, sperando gli studi lo aiutino a ottenere di più dalla loro terra.
Durante i suoi studi, però, Stoner si ritrova appassionato della letteratura, deviando così dal percorso accademico iniziale.
Laureatosi in letteratura, rimarrà nell’università, dove lavorerà per tutta la sua vita. Nel mentre, varie vicende si svilupperanno intorno a Stoner. Lo scoppio della Prima guerra mondiale. La partenza per il fronte dei suoi amici, da cui non tutti faranno ritorno. Il suo matrimonio, la nascita di sua figlia. Vari incontri e conflitti all’interno dell’università. L’incontro con Katherine e la loro breve relazione. Fino alla naturale conclusione della storia.
L’ineluttabilità degli eventi.
Stoner è per me riassumibile con questa parola. Ineluttabilità. Tutta la vita di Stoner ci scorre davanti come un binario già scritto. Sappiamo dall’inizio che la sua non sarà una vita degna di essere ricordata. Williams ce lo dice subito in apertura. E più andiamo avanti, più ci rendiamo conto che non poteva essere altrimenti.
Tutta la narrazione ci viene presentata con questa consapevolezza. Come se fosse soltanto un semplice resoconto. Un’apatica descrizione di eventi di scarso interesse. Williams riesce a dare a ogni evento una sfumatura particolare. Sminuendolo di proposito grazie al tono distaccato della narrazione.
Proprio questo tono così distaccato mi ha fatto amare Stoner. Come romanzo e come personaggio.

Stoner, un personaggio che regge il romanzo

Stoner è un personaggio carismatico e affascinante suo malgrado. Che cattura al contempo la nostra simpatia e una forte avversione verso quella sua passività. Leggendo della sua vita si vorrebbe insultarlo in alcuni momenti, spronarlo a fare qualcosa. Quantomeno a reagire, almeno in parte. Ma lui è sempre coerente con sé stesso. Con quel ragazzino timido che accetta qualunque cosa gli venga detta dai genitori. Che anche quando si ribella, come accade all’università, lo fa in sordina.
Un personaggio che però ha delle caratteristiche precise e a volte in contrasto. Perché Stoner può essere visto come un personaggio passivo, incapace di lottare contro le avversità. Che per certi versi ricorda molto Frank di Revolutionary Road. Ma è anche una persona che sa quello che vuole, e che riesce in qualche modo ad averlo.
Questi contrasti lo rendono ancora più umano. Più vicino a noi. Capace allo stesso tempo di essere amato e odiato dal lettore.
Stoner è una bellissima biografia narrativa. Alla fine del libro, ci sembrerà di averlo conosciuto davvero. Un esempio non solo di come caratterizzare e rendere credibile un personaggio. Ma soprattutto di come sia possibile creare un ottimo romanzo indipendentemente dalla forza della trama.